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Timbuctu

La città proibita

Oggi per noi Timbuctù, per i coloni francesi e sulle carte geografiche moderne Tombouctou, per gli antichi geografi arabi Tunbuktū, per i nomadi Tuareg Timbutku: nemmeno il nome, è certo.

Sin dal 1500, per l'Europa, fu la città del mito, la città del mistero, per merito di Leone l’Africano che la racconta come uno dei regni piu’ ricchi e magnifici lungo il fiume Niger.

Timbuctù è una delle città piu’ raccontate, piu’ sognate, piu’ lette, piu’ immaginate del mondo.

In passato era una città vivace, costituiva il centro culturale, commerciale e religioso delle regioni del bacino del Niger. Essendo considerata una città santa dell’Islam, resto' per molto tempo proibita ai viaggiatori non musulmani.

In molti, come l’inglese Barth e il francese Caillé, cercarono di raggiungerla ad ogni costo, alcuni morirono nel tentativo, altri rimasero delusi.

Secondo Bruce Chatwin esistono addirittura due Timbuctù, una immaginaria, l’altra reale.

Timbuctù era ed è il punto di incontro tra l’Africa nera e l’Africa arabizzata. Per secoli è stata il maggior centro di cultura arabo-berbera della zona definita Sudan occidentale. Ospitava l’università islamica, un centinaio di scuole coraniche, convegni di studiosi provenienti da tutta l'Africa occidentale,artigiani famosi per la lavorazione del cuoio,dell'oro, delle stoffe.

Qui confluivano e incrociavano tutti i traffici provenienti dal Mediterraneo e diretti a sud del Sahara.

Di tutto questo oggi restano il mito e il ricordo in una città polverosa, insabbiata, ormai lontana dall’ansa del fiume che faceva incontrare “il cammello e la piroga”.

Le attuali difficoltà di comunicazioni, mancano una strada che la colleghi a Bamako e un ponte che la unisca alla riva meridionale del Niger, rendono Timbuktu una foto ingiallita dal tempo rispetto al passato, ma la città rimane comunque un simbolo e un punto di riferimento per la storia dell'Africa.

“Gli abitanti di Timbuctù sono arabi, berberi, songhai, mossi toucouleur, bambara, bela, malinke, fulani, mauri e tuareg. Più tardi vennero gli inglesi, i francesi, i tedeschi, i russi e poi i cinesi. Molti altri verranno e se ne andranno, e Timbuctù rimarrà la stessa.” Bruce Chatwin



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