Dancalia - Foro

La porta della Dancalia

Dancalia: una vasta pianura bordata da alte montagne che al mattino presto assumono una tinta violetta; attorno si vede solo sabbia, una sabbia dal colore tenue, rosato, interrotta da radi cespugli, ove si nascondono piccoli animali, gazzelle e struzzi, che tentano di sopravvivere alla mancanza d’acqua brucando i germogli spinosi dei piccoli cespugli. Non è facile incontrarli, gli animali si nascondono, spaventati dal rumore della jeep.

A soli 58 chilometri da Massawa - ma sembra di averne percorsi centinaia, tanto è cambiato il paesaggio - si incontra il paese di Foro: qui la vita è resa piu’ facile da una vecchia diga che garantisce il rifornimento di acqua.

Lungo la strada si vedono accampamenti e villaggi degli appartenenti all’etnia Afar: nomadi o seminomadi, che riescono a sopravvivere nel deserto in condizioni durissime, insieme alle loro piccole capre. Non possono nemmeno allevare galline, date le alte temperature non sopportabili per questi animali. Sono pero’ abilissimi pescatori ed il pesce integra la loro dieta.
Molti Afar oggi sono emigrati all’estero, in particolare in Arabia Saudita e permettono, grazie alle rimesse in denaro alle famiglie, un migliore tenore di vita nei villaggi di origine.
Molti Afar oggi studiano, anche se ciò comporta il sacrificio di trasferirsi a Massawa per completare gli studi.

Poco prima di Foro, nel Golfo di Zula si trova Adulis: qui sono arrivati i Romani, i Greci, i Persiani, i Turchi, gli Egiziani. Infine, gli italiani e gli Inglesi.

A circa 6 km dal mare incontriamo le rovine di quello che una volta era il piu’ importante porto sul mar Rosso sin dalle epoche pre-cristiane: Adulis.
L’antico porto axumita ha 4.000 anni di età ed era la più importante città commerciale africana sul mare. I suoi resti, riconoscibili per i mucchi di materiale scavato, sono a quattro chilometri dall’attuale villaggio. Poche rovine sono visibili nella sabbia, ma l’atmosfera del posto è ineguagliabile.